Karma e kamma sono la stessa cosa, rispettivamente in sanscrito e il pali. Ma «kamma» non significa altro che azione. Nel linguaggio popolare ha poi assunto il significato di effetto di ritorno creando così le premesse per un equivoco assai diffuso. Vediamo che cosa disse il Buddha:
Semina un pensiero e nascerà un’azione. Semina un’azione e nascerà un’abitudine. Semina un’abitudine e nascerà un carattere. Semina un carattere e nascerà un destino, poiché la mente precede i modi d’essere, originati dalla mente, creati dalla mente. Nella mente ha origine la sofferenza. Nella mente ha origine la cessazione della sofferenza.
Il Buddha spiegò ai suoi discepoli che il kamma sta nell’intenzionalità che precede l’azione (mentale, verbale o fisica). Se, per esempio, ti eserciti nella concentrazione e/o nella presenza mentale, fai un’azione (kamma) salutare (kusala) destinata a produrre buoni risultati nel presente e nel futuro; mentre se provochi sofferenza ad altri esseri commetti un’azione (kamma) insana (akusala) che produrrà cattivi risultati nel presente e nel futuro.
Il karma, nella visione del Buddha, non è un destino ineluttabile. Sakyamuni, nell’Anguttara Nikaya, disse che non sarebbe corretto affermare che una persona deve per forza raccogliere secondo le sue azioni. La legge del kamma non è inesorabile, perché, se così fosse, allora non sarebbe possibile alcuno sviluppo spirituale e gli esseri umani non avrebbero alcuna possibilità di mettere fine all’ignoranza. La legge del kamma dice un’altra cosa; cioè che ciò che una persona raccoglie è in accordo con le sue azioni. Se avrà agito bene raccoglierà buoni risultati, se avrà agito male raccoglierà cattivi risultati. Proprio perché le cose stanno in questo modo è possibile la vita spirituale e c’è un’opportunità di realizzazione. L’essere umano ha sempre, nel presente, l’opportunità di agire in modo da incrementare la felicità ed estinguere il dolore. Infatti:
Gli esseri sono padroni delle loro azioni, sono eredi delle loro azioni. Le azioni sono il grembo dal quale nascono, le azioni sono i loro amici e il loro rifugio. Gli esseri erediteranno le conseguenze di ogni azione che compiranno, buona o cattiva che sia.
Flavio Pelliconi
(Tratto da un messaggio di “Risveglio”, gruppo di discussione e condivisione sulla pratica della consapevolezza, in data “Ven 24 Nov 2006”)
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Ancora sul karma
La parola karma è penetrata nella coscienza occidentale ma, in apparenza e almeno dal punto di vista buddista, in maniera un po’ distorta è detta spesso «legge di causa ed effetto», e in questo modo riguarda le conseguenze delle azioni fisiche, verbali e mentali. Le conseguenze sono molto importanti nel buddismo. Qualsiasi azione voluta, anche sventatamente, dalla persona che la effettua, produrrà sempre una maturazione futura e, infine, un frutto con qualità morali simili, perché nella sfera umana il karma opera in modo etico. Così un’azione immorale produrrà un effetto di ritorno dello stesso tipo, in questa vita o in qualche rinascita futura, e lo stesso vale anche per le azioni buone e per quelle moralmente indifferenti che si sono liberamente e volontariamente compiute. Nella Bibbia si dice qualcosa di simile, cioè che si raccoglie ciò che si è seminato. Se vogliamo progredire spiritualmente – o anche solo vivere con il minimo disagio – tocca a noi stare molto attenti a come parliamo e agiamo, perché non vi è alcun modo di sfuggire alle conseguenze.
(John Snelling – perle.risveglio.net)