C’era una volta un giovane, di nome Salik, che viveva in una città governata da un re severo, le cui leggi erano così draconiane e cavillose che la gente vi si sottometteva senza riflettere, considerandole quasi leggi di natura.
Il re aveva una figlia che si chiamava Kamala. Ora, ‘Kamala’ significa Perfezione, e perfetta lo era sotto tutti gli aspetti: era bella, intelligente e saggia. Era vietato vederla, parlarle e anche pensare troppo a lei. Ma, naturalmente, alcuni a volte la vedevano, mentre altri, essendo suoi servitori, erano pur costretti a parlarle, di tanto in tanto. In genere, tuttavia, la gente pensava poco a lei e molto a ciò che rischiava se si soffermava a pensare a lei, tanto che molti erano arrivati al punto di temere persino di sentir pronunciare il suo nome.
Un giorno, mentre stava passeggiando in riva al mare, Salik vide la principessa uscire dall’acqua dopo la sua nuotata mattutina e se ne innamorò, o perlomeno lo credette in quanto era combattuto tra le sensazioni di attrazione, paura e curiosità.
Salik ne parlò con i suoi genitori, che si spaventarono e gli consigliarono di dimenticare l’accaduto. “Noi possiamo vivere qui una vita più o meno soddisfacente, a condizione, tuttavia, di obbedire agli ordini del re e di servirlo fedelmente”, disse il padre, che era un uomo colto e rispettato.
Ma Salik sentì crescere in lui sempre più potente il desiderio di rivedere la principessa, e ogni giorno si recava in riva al mare e vagava per i boschi appena fuori città, nella speranza di incontrarla.
Ora, anche la principessa aveva notato Salik e si era innamorata di lui. Si confidò con una vecchia venditrice ambulante che era venuta a vendere la sua merce a palazzo, la quale le promise di cercare Salik.
E fu così che un giorno, dopo aver bussato a tante porte, la vecchia si trovò a faccia a faccia con il giovane Salik.
“Figlio mio”, gli disse, “la principessa ti ama. Ora tocca a te agire.
Bando ai decreti reali! Tu devi tentare di tutto per incontrare la giovane; non è bella come la luna?”.
Salik, naturalmente, era sorpreso e felice. Com’era possibile che lui, giovane senza importanza, potesse amare la principessa ed essere ricambiato? Promise alla vecchia che avrebbe trovato il modo per incontrarla; avrebbe dimostrato la sincerità dei suoi sentimenti partendo alla sua ricerca nel disprezzo del pericolo.
Con l’anima infiammata dalle parole della messaggera, Salik sentì diminuire in lui la paura della collera del re. Allora uscì di casa e andò a gironzolare per la città, elaborando mille piani per incontrare la sua amata.
Non aveva fatto molta strada, quando vide una folla che si accalcava attorno a un uomo condannato al supplizio della frusta.
“Che cosa ha fatto?”, chiese Salik.
La gente rispose:
“Quest’uomo ha parlato della principessa con ammirazione: il re, naturalmente, lo ha condannato a questo castigo”.
Alla vista di quella carne lacerata, Salik fu colto dall’orrore, gli si strinse il cuore ed ebbe paura di subire la stessa sorte se si fosse ostinato ad alimentare i suoi segreti desideri.
Tuttavia, proseguì il suo cammino con il cuore nuovamente colmo di ammirazione e più che mai determinato. Ricominciò a escogitare nuovi piani per incontrare la giovane donna.
All’angolo di una strada vide una folla che fischiava un mercante che veniva cacciato dal suo negozio; la gente gli tirava del fango, e quando i soldati del re gettarono sulla strada la sua mercanzia, la gente se ne impadronì immediatamente.
Salik chiese cosa stesse succedendo, e gli risposero:
“E’ così che coloro che desiderano la figlia del nostro saggio e potente padrone, il re, si coprono di vergogna! Quest’uomo ha scritto un’ode alla principessa”.
Alla vista del castigo che avrebbe potuto essergli inflitto, il cuore di Salik si raggelò. Ma ritrovò subito la determinazione iniziale e proseguì per la sua strada.
Poco dopo incrociò un uomo che camminava guardando verso il cielo. All’improvviso spuntarono le guardie reali, che lo afferrarono brutalmente e lo portarono via con la forza. Salik chiese ai passanti quale crimine avesse commesso quell’uomo.
“Guardare in alto è un delitto”, risposero. “Colui che alza lo sguardo, un giorno o l’altro potrebbe sorprendersi a fissare la fìnestra della torre dove vive la principessa. Bisogna quindi impedirglielo”.
E fu così che Salik, per prevenire una simile sorte, si mise a camminare con lo sguardo a terra.
Era già un bel po’ che proseguiva a testa bassa, quando si trovò di fronte la venditrice ambulante.
“Giovanotto”, gli disse, “tu non stai facendo niente per la principessa. Se l’ami come lei ti ama, devi fare qualcosa per non rischiare di deluderla”.
“Ho già cominciato, mi sembra”, rispose Salik.
“Facendo cosa?”.
“In primo luogo, non ho parlato di lei con nessuno, a parte i miei genitori. Inoltre, non ho scritto nessuna poesia destinata a lei”.
“Allora”, chiese la vecchia, “perché fissi così il suolo?”.
“Stavo proprio per dirtelo, vecchia”, rispose Salik, “non alzo gli occhi verso le sue finestre per avere salva la vita”.
“Stupida creatura.”, esclamò la donna, “ignori dunque che in questo reame esiste un’usanza che vuole che nessuno guardi mai a terra, per paura di essere incolpato di cercare al suolo tracce dei passi della principessa?”.
E se ne andò.
Mentre passava davanti a una casa pensando sempre e solo alla principessa, Salik udì dei pianti e dei gemiti. Allora si precipitò dentro gridando, tanto era ossessionato dalla giovane: “E’ morta? E’ morta? Fatemela vedere per l’ultima volta!”.
I parenti del defunto lo squadrarono, credendo di aver a che fare con un pazzo.
“Giovanotto”, gli dissero, “noi siamo afflitti per la morte di un nostro caro familiare. Ma tu, un estraneo, non hai diritto di irrompere in questa casa e di comportarti in modo così scorretto. Inoltre, non si tratta di una donna, ma di un uomo”.
Salik proseguì per la sua strada.
Si ritrovò ben presto a un bivio dove era seduto, con gli occhi socchiusi, un venerabile saggio – che di fatto era un maestro sufi – che gli disse:
“Salik, amico mio, ti resta poco tempo per trovare la principessa. Hai guardato in alto e hai guardato in basso, hai seguito i tuoi impulsi naturali e hai perso la testa per un morto. E’ ora arrivato il momento per te di sapere se cerchi veramente la principessa o se cerchi di sottrarti ai rimproveri degli abitanti della città”.
“Ma cosa posso fare?”, esclamò Salik.
“Quello che puoi fare”, disse il Sufi, “è andare dritto allo scopo. Ma a causa di ciò che fa la gente, e proprio perché hai fatto come loro, non sei capace di prendere una decisione. Vieni con me”.
Lo prese per il braccio e si incamminarono insieme sulla strada verso il palazzo del re.
“Hai paura di morire?”, chiese il vecchio. “Hai paura di perdere i tuoi beni e di essere schernito?”, insistette. “Hai paura di essere guidato e aiutato?”.
“Faccio solo ciò che fanno gli altri, ed evito di fare ciò che gli altri evitano di fare”, rispose Salik.
“Solo ciò che alcuni fanno e ciò che alcuni non fanno. E credi che è così che si comportano ‘tutti gli altri’”.
Entrarono nel palazzo; il Sufi guidò Salik fino alla sala del trono, dove si trovava il re circondato dalla corte.
“Maestà”, disse il saggio, “questo è il giovane Salik che è stato in preda alla paura e all’immaginazione, e che oggi è venuto fino a voi per chiedere la mano di vostra figlia, la principessa Kamala, che egli desidera sposare”.
Il re disse: “Io regno su questa regione dove il pericolo è ovunque, dove tutti devono morire e dove la gente è continuamente preda del rimprovero. Coloro che temono il pericolo senza motivo, coloro che temono la morte e coloro che non sanno sopportare i rimproveri, sono coloro che rimangono schiavi. Sono forse degni della figlia di un sovrano?”.
“Se le leggi di Vostra Maestà richiedono che io muoia all’istante, allora uccidetemi!”, disse Salik. “Se disapprovate la mia ambizione, copritemi di vergogna! Tutto ciò che so, ormai, è che voglio sposare la principessa”.
E fu così che Salik sposò Kamala e divenne a sua volta sovrano del reame.
Salik significa cercatore, e Kamala, Perfezione. Egli la raggiunse solo dopo essersi liberato da tutto ciò che si trovava tra lei e lui.
– George I. Gurdjieff –
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– Aforismi di G. I. Gurdjieff (1869-1949)
– Georges Ivanovic Gurdjieff (wikipedia)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Quarta_Via