… Ecco la storia di Billy Sunday, l’evangelista, al momento della morte. Egli apparve davanti ai cancelli del paradiso, ma S. Pietro gli disse che non poteva entrare dato che il nome dell’evangelista non era registrato nel libro delle buone azioni. “Ma che ne è di tutte quelle persone che ho convertito?” si lamentò Billy Sunday, “e mandato in paradiso?”. “Tu potrai anche averle mandate”, rispose S. Pietro, “ma nessuno è mai arrivato!“.
Un’altra storia è quella di Tansen, capo musicista alla corte del grande imperatore indiano Akbar. L’imperatore spesso esclamò a Tansen: “Nessuno, in nessun luogo, canta così bene come fai tu!” Tansen rispose: “Vostra maestà, c’è qualcuno molto più bravo di me: il mio stesso insegnante”. Per lungo tempo Akbar respinse questa risposta, credendola una mera espressione di umiltà. Dopo qualche tempo, tuttavia, egli chiese a Tansen di sentire cantare il suo insegnante. “Egli non accetterà mai di venire alla vostra corte, vostra maestà”, rispose Tansen. “Per poterlo sentire, io devo portarvi da lui. Non canterà neppure”, continuò, “se vi riconoscesse come l’imperatore. Voi dovete andarci vestito come un uomo comune”.
L’imperatore accettò di andarci travestito, con il suo musicista. Tuttavia, l’insegnante, seppur contento di rivedere il suo pupillo, rifiutò di cantare per il suo supposto amico. Alla fine, Tansen escogitò un trucco e cantò una melodia che aveva imparato ai tempi in cui era studente, facendo deliberatamente un errore in ciò che aveva appreso. A quel punto, cos’altro avrebbe potuto fare l’insegnante, se non correggere il suo pupillo? Egli cantò la melodia come avrebbe dovuto essere eseguita.
L’imperatore fu sbalordito. Quando se ne andarono, esclamò: “Avevi ragione tu! Non avrei mai immaginato che un essere umano potesse cantare con una tale voce celestiale. Come è possibile che tu, il cui canto sembra umanamente perfetto, non hai il potere di farlo con tale sublimità?”
“Vostra Maestà”, rispose Tansen, “la differenza è semplicemente questa: io canto per compiacere voi, ma il mio insegnante canta solo per compiacere Dio”.
Per fare davvero la differenza nel mondo, dunque, noi non dovremmo servire nient’altro che la verità, e Dio. Qualsiasi altra cosa, non sarebbe che un’onda. Potrebbe emergere per un periodo, ma molto presto andrebbe di nuovo a fondo e sarebbe dimenticata.
«Racconti e commento conclusivo sono stati tratti dall’articolo “Fare la differenza nel mondo” di Swami Kriyananda, discepolo diretto di Paramhansa Yogananda.»
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