Per sottrarsi al gran caldo, un mercante che portava sulle spalle cinquanta pezze di cotone si fermò a riposare sotto una tettoia dove c’era un grande Buddha di pietra. Là fu vinto dal sonno, e al risveglio scoprì che la sua merce era sparita. Immediatamente andò a denunciare il fatto alla polizia.
Un giudice chiamato O-oka aprì l’istruttoria per indagare. «La merce deve averla rubata quel Buddha di pietra» concluse il giudice. «Dovrebbe prendersi a cuore il benessere della gente, ma non ha fatto il suo sacro dovere. Arrestatelo».
La polizia arrestò il Buddha di pietra e lo portò in tribunale. Dietro alla statua faceva ressa una gran folla rumorosa, incuriosita di sapere che specie di condanna avrebbe pronunciata il giudice.
Quando O-oka andò al suo scanno, redarguì aspramente il pubblico tumultuoso. «Con che diritto vi presentate in tribunale ridendo e schiamazzando in questo modo? È un vero atto di vilipendio della Corte, ed è un reato che va punito con una multa e l’arresto».
Tutti si affrettarono a scusarsi. «Devo condannarvi a pagare un’ammenda,» disse il giudice «ma sono disposto a condonarvela se entro tre giorni ognuno di voi porterà in tribunale una pezza di cotone. Chi non lo fa sarà arrestato».
Tra le pezze che la gente portò in tribunale, il mercante riconobbe subito una di quelle che gli erano state rubate, e così il ladro fu smascherato. Il mercante recuperò la sua merce e le altre pezze furono restituite a chi le aveva portate.
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– 101 Storie Zen – Nyogen Senzaki A cura di Nyogen Senzaki, Paul Reps
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Commento: “Il racconto sembrerebbe banale. Ma ecco una delle possibili interpretazioni. Arrestare il Buddha di pietra equivale a rallentare e poi fermare la frenetica attività della mente. Le pezze di cotone sono i pensieri – ossia le innumerevoli sfaccettature che può assumere una medesima realtà – sparpagliati un po’ dovunque e quindi simbolo di una mente del tutto deconcentrata. Ma se li osservi attentamente – uno per volta, non appena ne divieni cosciente (meditazione) – puoi ricondurti, in men che non si dica, all’unico “pensiero” che ti appartiene davvero, il pensiero che diede origine e da cui scaturì tutto il resto … Ed ecco comparir come d’incanto la mente originaria. La mente che credi tua nonostante sia la vita medesima.”