“Se non gettate via completamente quel che finora avete considerato buon senso, non siete ancora del tutto vuoti. […]
La chiave dello zen (della meditazione zen – ndr) è seguitare a buttar via ogni cosa, per quanto possa sembrare importante. […]
Le funzioni dei sei sensi [i cinque sensi più la mente] non dipendono dalla pratica o dall’addestramento. Non sono il risultato dell’accumulo di esperienza. La vostra condizione, proprio ora, non ha assolutamente bisogno di alcuna coltivazione per mezzo della pratica o dell’addestramento. Qualsiasi cosa potete vedere, udire o pensare, tutto ciò è quel che chiamiamo la vera saggezza del Buddha.
Questa potrebbe essere la vostra condizione costante se le funzioni dei sei sensi fossero in ogni situazione una cosa sola con le circostanze. In tal modo […] l’io-sé scomparirebbe. Diverrebbe vuoto. […]
Cosa significa dire che una persona ha raggiunto la vera pace mentale, che ha ottenuto la libertà, che si è risvegliata al vero Sé? È la chiara comprensione che prima di quel conseguimento non vi era mai stato alcun motivo di sospettare che vi fossero illusione o inquietudine o alcuna limitazione della libertà. Vuol dire comprendere che fin dall’inizio tutte quelle cose non erano mai esistite. […] Se la pratica è considerata un processo con cui eliminare gli elementi dell’inquietudine e dell’illusione, ebbene, questo è un errore. […]
Se, nel divenire una cosa sola con tutto, esiste ancora qualcosa, come ad esempio qualcosa che percepisce o realizza la natura della vacuità o del nulla oppure l’illuminazione, ciò significa che c’è qualcosa che non è divenuto completamente uno. […]
La condizione in cui non c’era nulla da cercare e nulla da gettare via esiste in voi proprio ora, che vi siate risvegliate al vero Sé oppure no. La mia condizione è quella in cui non c’è nessun Dharma, nessuno zen, e io stesso non cerco la Via. Non c’è né diligenza né pigrizia, e neppure illusione. Non ho nessuna intenzione di cercare di afferrare qualcosa né di liberarmi di qualcosa. […]
Cos’è che chiamiamo la Via? Per spiegarlo, vorrei citare questo brano:
L’essere è concepito nel grembo,
Divenendo una persona prende posto nel mondo,
Il vedere è compiuto con gli occhi,
L’udire è compiuto con gli orecchi,
L’odorare è compiuto con il naso,
Il parlare è compiuto con la bocca,
Il portare è compiuto con le mani,
Il camminare è compiuto con i piedi.
È quel che si dice natura di buddha.
È la risposta data da Bodhidharma, prima di lasciare l’India per recarsi in Cina, alla domanda del re Iken: «Cos’è la Via?». Si dice che udendo queste parole il re Iken ottenne immediatamente l’illuminazione. Questo è quel che viene definito zen, o ‘il Dharma’, o ancora ‘la Via del Buddha’. È precisamente la vostra condizione proprio ora. Non vi è altro che questa condizione, e questo è il senso delle parole di Bodhidharma”
(Da: L’essenza dello zen di Sekkei Harada)
Monaco da ben sessant’anni e abate del monastero e tempio Soto “Hosshin-ji” dal 1974, Sekkei Harada è uno degli esponenti più rilevanti dello zen giapponese contemporaneo.
– Sekkei Harada – Macrolibrarsi
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– Fonte