Un maestro ricevette un giorno la visita di due uomini che chiedevano di diventare suoi discepoli.
Egli acconsentì, a condizione che si sottoponessero a un periodo di prova di tre mesi.
Per quasi novanta giorni il maestro non affidò loro il minimo compito; non raccontò loro una sola storia; non li invitò a nessuna riunione.
Quando si avvicinò il termine del loro periodo probatorio, li fece venire entrambi nel cortile della sua dimora, e disse loro:
“Uscite e andate dove si trovano i cammelli; ognuno di voi ne prenda uno per la cavezza e lo conduca da me scavalcando il muro e facendolo scavalcare anche al cammello”.
Il primo discepolo disse:
“Maestro, è scritto che l’uomo deve esercitare la sua intelligenza. La mia intelligenza mi dice che ciò che tu ci chiedi è impossibile, e il mio buonsenso mi dice che mi hai chiesto ciò solo per verificare se sono intelligente o no, e se so appellarmi al mio buonsenso”.
“Allora non cercherai di far passare il cammello al di sopra del muro?”, chiese il maestro.
“No, non lo farò”, rispose il discepolo, “e perdonami se ti sembro disobbediente”.
Il Maestro si rivolse allora al secondo discepolo.
“E tu, come risponderai alla mia richiesta?”.
Senza dire una parola, il secondo discepolo si diresse verso il cancello, e uscì. Il maestro lo seguì, invitando con un gesto il primo discepolo ad accompagnarlo.
Quando furono tutti e tre dall’altra parte del muro di cinta, dove si trovavano i cammelli, il secondo discepolo ne prese uno per la cavezza e lo condusse davanti al muro. Allora, sempre tenendo in mano la cavezza dell’animale, al quale diceva parole di incoraggiamento, tentò di scavalcare il muro.
Quando fu palese che il suo tentativo era destinato a fallire, il maestro disse:
“Riconduci questo cammello dove l’hai preso, e seguimi”.
Qualche minuto più tardi, quando tutti e tre furono di nuovo riuniti nel cortile, il maestro disse loro:
“Da che mondo è mondo, tutti sanno che il Cammino esige, da quelli che lo seguono, varie capacità, tra le quali l’esercizio dell’intelligenza, l’uso del buonsenso, e anche l’obbedienza”.
“L’obbedienza è importante quanto l’intelligenza e il buonsenso. Chiunque abbia insegnato, sa bene che quasi tutti cercano di dar prova di intelligenza e buonsenso, piuttosto che praticare l’obbedienza, creando così uno squilibrio fra queste tre qualità. La maggior parte dell’umanità crede che obbedire sia meno importante che trovare il modo di uscire da una situazione. La verità è che nessuno di questi elementi è più importante degli altri due. La loro importanza si rivela nell’azione. Il mondo è pieno di uomini intelligenti; ma dove possiamo trovare uomini di obbedienza?
“Il primo discepolo è scartato in quanto egli dà troppa importanza all’esercizio dell’intelletto. Il secondo è accettato perché non ha tratto conclusioni affrettate basate su quell’apparenza che gli uomini si ripetono reciprocamente, impedendosi così di dare quasi sempre il meglio di sé”.
Si rivolse poi al secondo discepolo e gli chiese perché avesse tentato l’impossibile.
Il discepolo rispose:
“Io sapevo che tu sapevi che si trattava di un compito impossibile, e quindi non vi era alcun male a obbedire per vedere dove ciò avrebbe condotto. Sapevo che la soluzione più facile era dire: ‘è impossibile; il buonsenso mi impedisce di tentare, e che soltanto un individuo superficiale poteva pensare così.
“Abbiamo tutti abbastanza buonsenso per rifiutarci di obbedire, quando lo riteniamo necessario. Dunque, sapevo che volevi mettere alla prova la mia obbedienza e il mio rifiuto di fare scelte facili”.
George I. Gurdjieff
– George I. Gurdjieff – Macrolibrarsi
– Gurdjieff – Amazon
– Aforismi di G. I. Gurdjieff (1869-1949)
– Georges Ivanovic Gurdjieff (wikipedia)