Il Buddha spiegò la pratica della consapevolezza usando la similitudine del vaso d’olio. Un uomo doveva portare un grande vaso pieno d’olio su un sentiero accidentato attraverso una folla di spettatori che stavano osservando una bellissima danzatrice. L’uomo doveva evitare di rovesciare anche una sola goccia d’olio, perché dietro di lui c’era un uomo con una spada che gli avrebbe tagliato la testa se ne avesse versato anche solo una goccia.
Ora, se immaginate di essere voi a dover portare quel grande vaso pieno d’olio, dove mettereste l’attenzione? Non potreste guardare la danzatrice o lasciarvi distrarre dalla folla. Probabilmente l’attenzione sarà fissa soprattutto sul vaso, ma non potreste neanche ignorare lo stato della strada; dovrete evitare le buche, dovreste ogni tanto guardare davanti a voi per vedere se ci sono ostacoli e poi riportare l’attenzione sull’oggetto principale, il vaso d’olio. Perciò sarete occupati col vaso la maggior parte del tempo, ma dedicherete altro tempo anche a guardare davanti a voi e a controllare lo stato della strada. Questa è la similitudine per la pratica di sati, della consapevolezza. Sampajañña, chiara comprensione, si ha quando ci si allontana un momento dall’oggetto di sati per vedere l’intero contesto di quello che stiamo facendo. Che altro sta accadendo? Ci sono ostacoli o impedimenti che sorgono nella mente? Ci sono problemi che si presentano?
Brano tratto da: Collage di Dhamma
del venerabile Ajahn Jayasaro
© Ass. Santacittarama, 2004. Tutti i diritti sono riservati.
Soltanto per distribuzione gratuita.
Traduzione di Silvana Ziviani.
Estratti di alcuni discorsi tenuti da Ajahn Jayasaro alla comunità monastica di Wat Pah Nanachat, Thailandia, pubblicato in inglese nel ‘Forest Sangha Newsletter’, n. 70.
– Fonte