Gli spazi di meditazione, come luoghi dell’anima, sono l’incommensurabile tematica del proprio presente. Finalmente assistiamo ad una realizzazione degna di nota. Una stanza del silenzio ove poter poter tacitare i pensieri più angoscianti e tranquillizzare la mente che cerca, che spera o dispera, che si affanna o s’illude. Se ne sorgessero tante! Allora potremmo confidare nell’innata e intrepida bontà di tutti gli esseri senzienti. In un primo, seppur pallido trionfo della consapevolezza sull’oscurità emanata dalle più becere e fosche superstizioni. Tuttavia, anche se di tanto in tanto fa capolino qualche buona notizia, non bisogna illudersi, alla fin fine ciascuno rinverrà esattamente ciò che s’attende.
«Centocinquanta metri per ‘ritrovarsi col proprio spirito’, senza simboli religiosi, scritte, quadri di alcun genere, il colore azzurro che prevale su tutto punteggiato da piccole luci che ricordano un cielo stellato. E’ la nuova ‘Stanza del silenzio’, lo spazio interreligioso aperto a tutti inaugurato alle Molinette, primo tra i grandi ospedali pubblici italiani (con i suoi 1250 letti e 35.000 persone dimesse ogni anno) a dotarsi di un luogo per raccogliersi, meditare, pregare e convivere meglio, così, con le preoccupazioni per la malattia e la sofferenza proprie o dei propri cari. …» Leggi tutto
Inaugurata alle Molinette la “stanza del silenzio” – Foto
Naturalmente, in Italia, scopriamo l’acqua calda. In Inghilterra c’è da anni in quasi tutti gli edifici pubblici.
In tutti gli uffici dell’ONU c’è, da decenni, la “meditation room”, uno spazio dove pregare o stare in silenzio con sé stessi, privo di simboli religiosi.
Ecco ciò che scrisse in proposito il Segretario Generale delle Nazione Unite Hammarskjöld. Sua fu l’idea di una «Stanza della quiete» nel palazzo dell’ONU a New York. Egli si occupò personalmente del suo arredamento semplicissimo e scrisse un breve volantino di presentazione per i visitatori in cui diceva:
“Tutti noi abbiamo dentro di noi un centro di quiete circondato da silenzio. Questa casa, dedicata al lavoro e al dibattito, al servizio della pace, doveva avere una stanza dedicata al silenzio, nel senso esteriore, e alla quiete, nel senso interiore. Gente di ogni fede si incontrerà qui, e per questa ragione, nessuno dei simboli a cui siamo abituati nella nostra meditazione poteva essere usato. …
È compito di chi viene qui riempire il vuoto con ciò che trova al centro della propria quiete interiore. …”.