C’e’ una serie di domande che il Buddha defini’ “una perdita di tempo”, domande che stimolano la produzione di nuovi appigli e che favoriscono lo sviluppo di appigli gia’ presenti. Quesiti che nemmeno un meditante dovrebbe porsi. Si trova nel Sabbasava-sutta (Majjhima-Nikaya, II):
Sul passato:
1. Sono già esistito nel passato?
2. Non sono mai esistito nel passato?
3. Che cos’ero nel passato?
4. Com’ero nel passato?
5. Che cosa ero stato per diventare quel che ero nel passato?
Sul futuro:
6. Esistero’ ancora nel futuro?
7. Nel futuro non esistero’ piu’?
8. Che cosa saro’ nel futuro?
9. Come saro’ nel futuro?
10. Che cosa sono stato per diventare quel che saro’ nel futuro?
Sul presente:
11. Io sono?
12. Io non sono?
13. Che cosa sono io?
14. Come sono io?
15. Da dove e’ venuta questa persona?
16. Dove mai andro’ a finire?
Queste domande conducono allo sviluppo di una delle seguenti “credenze sbagliate”:
1. Io ho un se’.
2. Io non ho un se’.
3. E’ con il se’ che percepisco il se’.
4. E’ con il se’ che percepisco il non-se’.
5. E’ con il non-se’ che percepisco il se’.
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