“La meditazione è una qualità di relazione con ciò che è qui ed ora. Da questo punto di vista, il cammino spirituale nella sua dimensione interiore e la pratica della meditazione non sono che una sola cosa, cioè avere ad ogni istante la relazione giusta con ciò che è. Non c’è altra pratica di meditazione. Poiché è difficile trovare la relazione giusta alla situazione in modo spontaneo è necessario un apprendistato che consiste nella pratica seduta (…) si tratta di una situazione privilegiata, un trampolino per la meditazione nell’azione, ovvero nella relazione, la qualità di essere ad ogni istante. Dunque, la meditazione è l’esperienza autentica della vita.” (Lama Denys)
La pratica seduta si basa su di una postura del corpo armoniosa e distesa, sulla piena presenza sensoriale, sull’attenzione posta al respiro: lasciar decantare l’agitazione abituale e scoprire naturalmente l’intelligenza fondamentale. In questo modo, restando tranquilli, in semplicità, lasciando riposare la mente in se stessa e lasciando essere le cose così come sono (Shinè), viene riscoperta la lucidità naturale della mente, se ne intravede la natura profonda e si percepisce la realtà così com’è senza distorsioni (Lakthong).
“Nell’approccio abituale della meditazione, viene in primo luogo la pratica detta della “tranquillità della mente”, “samatha” in sanscrito, “shinè” in tibetano. Essa insegna a “restare tranquilli”, a lasciare la mente in uno stato in cui si acquietano i pensieri e le passioni: permette di lasciare la propria mente stabilizzata senza distrazioni, pacifica e tranquilla. Poi viene la meditazione della visione superiore – vipassyana in sanscrito, lhagtong in tibetano – che conduce la mente a riconoscere la propria natura, a comprendere per esperienza diretta la sua vacuità, la sua luminosità e la sua intelligenza illimitata. La mente si riconosce allora da se ed accede infine all’esperienza di mahamudra. Esistono infatti differenti approcci di samatha e di vipasyana: il livello speciale di mahamudra, è l’ultima forma di vipasyana. La pratica di samatha stabilizza la mente abitualmente agitata dai suoi pensieri ed emozioni. In assenza di stimoli, la mente agitata si tranquillizza. L’agitazione della mente è all’origine delle nostre illusioni e condizionamenti dolorosi, ed è necessario apprendere a lasciarla depositare. I progressi di samatha introducono la mente ad uno stato di chiarezza, di riposo e di pace, che è anche uno stato di felicità. La pratica di vipasyana permette in seguito di riconoscere la natura stessa della mente. Il riposo della mente è paragonabile a quello dell’oceano, e la visione al riflesso della luna nelle sue acque. Sull’oceano agitato dalle onde la luna non può essere vista chiaramente, allorché se l’oceano è stabile, essa si riflette con precisione. Quando la mente arriva ad uno stato di riposo completo, la sua natura profonda si può rivelare. Il riposo della mente corrisponde a samatha e l’esperienza della sua natura a vipasyana. La parola tibetana per “samatha” è “shinè”; essa è formata da due sillabe: “shi” che significa “tranquillo” e “ne” che ha il senso di “rimanere”, “dimorare”. Shinè – samatha – è dunque letteralmente “rimanere tranquilli”. Il senso della parola spiega questo tipo di pratica, che insegna alla mente a restare a riposo, lasciando tranquille le emozioni ed i pensieri che la agitano e la perturbano. Vipasyana, la “visione superiore”, si dice in tibetano “lhagtong”. Lhag, vuol dire “chiaro” o “superiore” e “tong” significa “vedere”, avere una visione superiore che ci permette di riconoscere la natura della mente, di vedere chiaramente il suo stato fondamentale. Questa pratica si approfondisce attraverso la relazione personale con una guida competente
Kalu Rinpoce, “La voie du Bouddha” edizioni di Seuil, Sagesses, pagina 217 a 231.
Comprendere il pieno significato che la meditazione ha all’interno della pratica è piuttosto difficile in quanto non corrisponde alla concezione che in Occidente si ha di questo termine.
Meditazione è principalmente e soprattutto:
- Uno stato di presenza, di apertura, di lucidità e recettività
- Un esercizio destinato a sviluppare le qualità di apertura, chiarezza, sensitività e la loro continuità nell’azione, nella vita quotidiana.
La meditazione è spesso compresa in modo sbagliato come:
- Uno stato di coscienza modificato
- Uno stato senza pensieri
- Una concentrazione
- Un ripiego su se stessi
- Una fuga fuori dalla realtà
(Da: La via del Buddha nella tradizione tibetana – Kalu Rinpoche)
– https://fr.wikipedia.org/wiki/La_Voie_du_Bouddha
– Kalu (Rinpoche) – fr.wikipedia
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– Meditazione (macrolibrarsi)
– Fonte buddhismo-napoli.it